lunedì 20 febbraio 2012

lettere di partigiani condannati

Umberto Ricci
Di anni 22
Medaglia d'oro al valor Militare


Impiccato all'alba del 25 agosto 1944 al Ponte degli Allocchi
(ora Ponte dei Martiri) con la Compagna Natalina Vacchi.
Accanto a loro sono fucilati Domenico di Janni, Augusto Graziani, Mario
Montanari, Michele Pascoli, Raniero Ranieri, Aristodemo Sangiorgi, Valsano
Sirolli, Edmondo Toschi, Giordano Vallicelli e Pietro Zotti.


Carceri di Ravenna,
Mattino 23- 8-1944


Ai miei genitori ed amici


Quando questa vi sarà giunta (se lo sarà) io sarò già passato fra i molti.
lo so cara mamma, che avrai passato molto dolore, tu mi amavi moltissimo
anche perché ero il tuo demonio, il figlio che ti faceva arrabbiare ma che
ti dava pure tante soddisfazioni. Vedi mamma, io non ho nulla da
rimproverarmi, ed ho seguito la mia strada per l'idea che, detto senza
mascheramenti, val la pena di viverla, di combattere, di morire. Nell'idea
muoio!
Ora ciò che più mi sorprende è la mia calma; non avrei mai creduto che di
fronte alla mia morte certa riuscissi, a ragionare ancora così: deve essere
il mio forte ideale che mi sorregge. È dalla sera del 17 o del 18 che sono
nelle loro mani. Se dovessi raccontare specificatamente tutte le forme di
torture usatemi avrei sei mesi a soffrire. L'altro ieri in ultima analisi mi
hanno iniettato quattro punture che mi hanno reso semincosciente. Queste
punture non hanno fatto altro che diminuirmi la vista di cui ne risento
ancora, Un'altra cosa che mi sorprende è la mia forte costituzione fisica.
Nonostante la mia malattia in corso ho resistito eroicamente.
Ora mi pongono qui perché si rimarginino e si sgonfino tutte le mie ferite
che ho per il corpo. Indi mi presenteranno al pubblico appeso ad un pezzo di
corda
"Io ho l'onore di rinnovare qui a Ravenna l'impiccagione"
Però non ho paura della morte, quando penso che sono già morti Gigi e Arrigo
gli amici, senza contare che come me ne sono morti per un'idea politica, la
morte non la temo! Vorrei tanto una cosa: vorrei che il mio corpo fosse
restituito ai miei parenti e tumulato vicino a quello d'Arrigo e che anche
Gigi fosse tumulato vicino a noi.
Saremo certo un bel trio





Franco Balbis di 32 anni


Torino, 5 aprile 1944
La Divina Provvidenza non ha concesso che io offrissi all'Italia sui campi d'Africa quella vita che ho dedicato alla Patria il giorno in cui vestii per la prima volta il grigioverde. Iddio mi permette oggi di dare l'olocausto supremo di tutto me stesso all'Italia nostra ed io ne sono lieto, orgoglioso e felice! Possa il mio sangue servire per ricostruire l'unità italiana e per riportare la nostra Terra ad essere onorata e stimata nel mondo intero. Lascio nello strazio e nella tragedia dell'ora presente i miei Genitori, da cui ho imparato come si vive, si combatte e si muore; li raccomando alla bontà di tutti quelli che in terra mi hanno voluto bene. Desidero che vengano annualmente celebrate, in una chiesa delle colline torinesi due messe: una il 4 dicembre anniversario della battaglia di Ain el Gazala; l'altra il 9 novembre, anniversario della battaglia di El Alamein; e siano dedicate e celebrate per tutti i miei Compagni d'armi, che in terra d'Africa hanno dato la vita per la nostra indimenticabile Italia. Prego i miei di non voler portare il lutto per la mia morte; quando si è dato un figlio alla Patria, comunque esso venga offerto, non lo si deve ricordare col segno della sventura. Con la coscienza sicura d'aver sempre voluto servire il mio Paese con lealtà e con onore, mi presento davanti al plotone d'esecuzione col cuore assolutamente tranquillo e a testa alta.
Possa il mio grido di "Viva l'Italia libera" sovrastare e smorzare il crepítio dei moschetti che mi daranno la morte; per il bene e per l'avvenire della nostra Patria e della nostra Bandiera, per le quali muoio felice!
Franco Balbis 







LE NOSTRE RIFLESSIONI
Abbiamo letto numerose lettere di condannati a morte della Resistenza e la prima cosa che ci ha colpiti è la giovane età dei prigionieri: 18, 20, 22, 30, 36 anni. In questo periodo della vita l'uomo fa dei progetti, pensa al futuro, all'amore, si sente un .. Dio!! 
Per questi ragazzi, invece, l'unica certezza era la condanna a morte. Dovevano lasciare tutto e per sempre: genitori, mogli, figli, amici, lavoro. Eppure ... eppure sono forti, incrollabili, tenaci ed orgogliosi di parlare dei loro ideali e di sacrificare per essi la loro vita e questa è la seconda cosa che ci ha colpiti.
Sono morti per la libertà. Una parola, un concetto per noi normale, di cui possiamo disporre ogni giorno.
E', con riconoscenza, che dedichiamo a questi ragazzi la poesia di Eluard "Libertà".



Sui miei quaderni di scolaro
Sui miei banchi e sugli alberi
Sulla sabbia e sulla neve
Io scrivo il tuo nome
Su tutte le pagine lette
Su tutte le pagine bianche
Pietra sangue carta cenere
Io scrivo il tuo nome
Sulle dorate immagini
Sulle armi dei guerrieri
Sulla corona dei re
Io scrivo il tuo nome
Sulla giungla e sul deserto
Sui nidi sulle ginestre
Sull'eco della mia infanzia
Io scrivo il tuo nome
Sui prodigi della notte
Sul pane bianco dei giorni
Sulle stagioni promesse
Io scrivo il tuo nome
Su tutti i miei squarci d'azzurro
Sullo stagno sole disfatto
Sul lago luna viva
Io scrivo il tuo nome
Sui campi sull'orizzonte
Sulle ali degli uccelli
Sul mulino delle ombre
Io scrivo il tuo nome
Su ogni soffio d'aurora
Sul mare sulle barche
Sulla montagna demente
Io scrivo il tuo nome
Sulla schiuma delle nuvole
Sui sudori dell'uragano
Sulla pioggia fitta e smorta
Io scrivo il tuo nome
Sulle forme scintillanti
Sulle campane dei colori
Sulla verità fisica
Io scrivo il tuo nome
Sui sentieri ridestati 
Sulle strade aperte
Sulle piazze dilaganti
Io scrivo il tuo nome
Sul lume che s'accende
Sul lume che si spegne
Sulle mie case raccolte
Io scrivo il tuo nome
Sul frutto spaccato in due
Dello specchio e della mia stanza
Sul mio letto conchiglia vuota
Io scrivo il tuo nome
Sul mio cane goloso e tenero 
Sulle sue orecchie ritte
Sulla sua zampa maldestra
Io scrivo il tuo nome
Sul trampolino della mia porta
Sugli oggetti di famiglia
Sull'onda del fuoco benedetto
Io scrivo il tuo nome
Su ogni carne consentita
Sulla fronte dei miei amici
Su ogni mano che si tende
Io scrivo il tuo nome
Sui vetri degli stupori 
Sulle labbra intente
Al di sopra del silenzio
Io scrivo il tuo nome
Su ogni mio infranto rifugio
Su ogni mio crollato faro
Sui muri della mia noia
Io scrivo il tuo nome
Sull'assenza che non desidera
Sulla nuda solitudine
Sui sentieri della morte
Io scrivo il tuo nome
Sul rinnovato vigore
Sullo scomparso pericolo
Sulla speranza senza ricordo
Io scrivo il tuo nome
E per la forza di una parola
Io ricomincio la mia vita
Sono nato per conoscerti
Per nominarti
Libertà.










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