venerdì 8 giugno 2012

MI PIACE RICORDARE


In questi 2 anni,ho fatto tante esperienze!
Ho saputo fare tante cose nuove,per esempio fare un blog! Abbiamo imparato a leggere alla lavagna multimediale senza trascurare i libri e senza perdere i loro valori! Ascoltiamo musica,facciamo ricerche di scienze insieme,leggiamo testi famosi di autori famosi,svolgiamo gli esercizi ecc..
Anche con i computerini svolgiamo facilmente le lezioni!
Insomma sono cambiate veramente tante cose essere alle elementari abituati con i libri e quaderni,per poi passare alle medie,senza sapere che eravamo la classe 2.0,utilizzando computer e lim!
L'anno scorso io e la mia classe abbiamo partecipato a un concorso "Le testimonianze dell'unificazione dell'Unità d' Italia" come si può vedere qui


siamo stati una delle tre classi ad essere premiati!
Avendo vinto una gita a Torino!
Per fare questo lavoro ci siamo riuniti noi e le nostra professoresse quasi tutti i lunedì pomeriggio per circa 2 ore.
Tutta la scuola è stata molto felice della nostra vittoria!
Ora sono in 3 media e questa mia avventura sta per finire!
Devo dire che ho vissuto al meglio questa bellissima esperienza!

lunedì 4 giugno 2012

CAVALCHIAMO L'ONDA

Ma stiamo scherzando? Abbiamo vinto il concorso E.RI.NAT e nessuno dice niente?
Allora ne approfitto io!
Ebbene sì, abbiamo vinto il concorso e siamo arrivati primi!
Diciamo che è stato un lavoro abbastanza faticoso. Avevamo buttato giù qualche idea all'inizio del mese di ottobre quando la protezione civile era venuta a parlarci delle alluvioni e frane, dei terremoti, degli incendi e vari catastrofi naturali e dato che il 25 ottobre nelle nostre zone c'è stata l'alluvione volevamo trattare l'argomento "ALLUVIONI E FRANE".. e da qui nasce "CAVALCHIAMO L'ONDA" un titolo suggerito da Alessio e Federica.
Diciamo la verità, il cartellone lo abbiamo fatto in una settimana di maggio, dove dovevamo consegnarlo entro la settimana, però essendo una classe determinata abbiamo fatto dei bei disegni seguendo queste quattro regole scelte da noi: consultare un geologo prima di costruire su un terreno, non costruire vicino a fiumi, evitare il disboscamento dei boschi e mantenere i letti dei fiumi puliti. Bhè i risultati sono stati ottimi! E per rendere i disegni ancora più originali abbiamo aggiunto foglie, sassi, conchiglie, ecc.. E avevamo pensato di unire questi disegni con dello spago, però (c'è sempre un però) i disegni avevano dimensioni diverse ed era difficile unirli insieme e allora abbiamo pensato di utilizzare un semplice cartellone di un bel verde!

ED ECCO IL RISULTATO :D



Come ho detto prima siamo arrivati primi e abbiamo vinto 1200€, inoltre le tre classi classificate hanno partecipato ad una escursione insieme al Corpo Forestale dello Stato, ai tecnici di Protezione Civile e alle Guardie Ecologiche Volontarie dove ci hanno accompagnato nelle zone colpite dall’alluvione del 25 ottobre 2011.
Devo dire che fare Rocchetta Vara fino a Borghetto tutto a piedi è stato piuttosto faticoso, però in compenso ci siamo ritrovati delle classi simpatiche :)

rap leopardistico nuovo! ;)

          i rap letterali 

giovedì 31 maggio 2012

Italo Calvino - L’avventura di due sposi


Italo Calvino 
L’avventura di due sposi
L’operaio Arturo Massolari faceva il turno della notte, quello che finisce alle sei.
Per rincasare aveva un lungo tragitto, che compiva in bicicletta nella bella stagione,
in tram nei mesi piovosi e invernali. Arrivava a casa tra le sei e tre quarti e le sette,
cioè  alle  volte  un  po’  prima  alle  volte  un  po’  dopo  che  suonasse  la  sveglia  della
moglie, Elide.
Spesso  i  due  rumori:  il  suono  della  sveglia  e  il  passo  di   lui  che  entrava  si
sovrapponevano  nella  mente  di  Elide,  raggiungendola  in  fondo  al  sonno,  il  sonno
compatto  della  mattina  presto  che  lei  cercava  di  spremere  ancora  per  qualche
secondo col viso affondato nel guanciale. Poi si tirava su dal letto  di  strappo  e  già
infilava le braccia alla cieca nella vestaglia, coi capelli sugli  occhi.  Gli  appariva  così,
in  cucina,  dove  Arturo  stava  tirando  fuori  i  recipienti  vuoti  dalla  borsa  che  si
portava  con  sé  sul  lavoro:  il portavivande,  il  termos,  e  li posava sull’acquaio. Aveva
già  acceso  il  fornello  e  aveva  messo  su  il  caffè.  Appena  lui  la  guardava,  a  Elide
veniva  da  passarsi  una  mano  sui  capelli,  da  spalancare  a  forza  gli  occhi,  come  se
ogni volta si vergognasse un po’ di questa prima immagine che il marito aveva di lei
entrando  in  casa,  sempre  così  in  disordine,  con  la  faccia  mezz’addormentata.
Quando  due  hanno  dormito  insieme  è  un’altra  cosa,  ci   si  ritrova  al  mattino  a
riaffiorare entrambi dallo stesso sonno, si è pari.
Alle volte invece era lui che entrava in camera a destarla, con la tazzina del caffè,
un minuto prima che la sveglia suonasse; allora tutto era più naturale, la smorfia
per  uscire  dal  sonno  prendeva  una  specie  di  dolcezza  pigra,  le  braccia  che
s’alzavano  per  stirarsi,  nude,  finivano  per  cingere  il  collo  di  lui.  S’abbracciavano.
Arturo  aveva  indosso  il  giaccone  impermeabile;  a  sentirselo  vicino  lei  capiva  il
tempo  che  faceva:  se  pioveva  o  faceva  nebbia  o  c’era  neve,  a  secondo  di  com’era
umido  e  freddo.  Ma  gli  diceva  lo  stesso:  –  Che  tempo  fa?  –  e   lui  attaccava  il  suo
solito brontolamento mezzo ironico, passando in rassegna gli inconvenienti che gli
erano occorsi, cominciando dalla fine: il percorso in bici, il tempo trovato uscendo
di  fabbrica,  diverso  da  quello  di  quando  c’era  entrato  la  sera prima,  e  le  grane  sul
lavoro, le voci che correvano nel reparto, e così via.
A quell’ora, la casa era sempre poco scaldata, ma Elide s’era tutta spogliata, un
po’  rabbrividendo,   e  si  lavava,  nello  stanzino  da  bagno.   Dietro  veniva  lui,  più  con
calma, si spogliava e si lavava anche lui, lentamente, si toglieva di dosso la polvere e
l’unto  dell’officina.  Così  stando  tutti  e  due  intorno  allo  stesso  lavabo,  mezzo  nudi,
un  po’  intirizziti,  ogni  tanto  dandosi  delle  spinte,  togliendosi  di  mano  il  sapone,  il
dentifricio,  e  continuando  a  dire  le  cose  che  avevano  da  dirsi,  veniva  il  momento
della  confidenza,  e  alle  volte,  magari  aiutandosi  a  vicenda  a  strofinarsi la schiena,
s’insinuava una carezza, e si trovavano abbracciati.
Ma tutt’a un tratto Elide: – Dio! Che ora è già! – e correva a infilarsi il reggicalze,
la gonna, tutto in fretta, in piedi, e con la spazzola già andava su e giù per i capelli, e
sporgeva  il viso  allo  specchio del  comò,  con  le mollette  strette tra le labbra. Arturo
le veniva dietro, aveva acceso una sigaretta, e la guardava stando in piedi, fumando,
e ogni volta pareva un po’ impacciato, di dover stare lì senza poter fare nulla. Elide
era pronta, infilava il cappotto nel corridoio, si davano un bacio, apriva la porta e
già la si sentiva correre giù per le scale.
Arturo  restava  solo.  Seguiva  il   rumore  dei  tacchi  di  Elide  giù  per  i  gradini,  e
quando  non  la  sentiva  più  continuava  a  seguirla  col  pensiero,  quel  trotterellare
veloce  per  il  cortile,  il  portone,  il marciapiede,  fino  alla  fermata del tram. Il tram lo
sentiva bene, invece: stridere, fermarsi, e lo sbattere della pedana a ogni persona
che  saliva.  “Ecco,  l’ha  preso”,  pensava,  e  vedeva  sua  moglie  aggrappata  in  mezzo
alla  folla  d’operai  e  operaie  sull’”undici”,  che  la  portava  in  fabbrica  come  tutti  i
giorni. Spegneva la cicca, chiudeva gli sportelli alla finestra,  faceva  buio,  entrava  in
letto.
Il letto era come l’aveva lasciato Elide alzandosi, ma dalla parte sua, di Arturo,
era quasi intatto, come fosse stato rifatto allora. Lui si coricava dalla propria parte,
per  bene,  ma  dopo  allungava  una  gamba  in  là,  dov’era  rimasto  il  calore  di  sua
moglie, poi ci allungava anche l’altra gamba, e così a poco a poco si spostava tutto
dalla parte di Elide, in quella nicchia di tepore che conservava ancora la forma del
corpo  di  lei,  e  affondava  il  viso  nel  suo  guanciale,  nel  suo  profumo,  e
s’addormentava.
Quando Elide tornava, alla sera, Arturo già da un po’ girava per le stanze: aveva
acceso  la  stufa,  messo  qualcosa  a  cuocere.  Certi  lavori  li  faceva  lui,  in  quelle  ore
prima  di  cena,  come  rifare  il   letto,  spazzare  un   po’,  anche  mettere  a  bagno  la  roba
da  lavare.  Elide  poi  trovava  tutto  malfatto,  ma  lui  a  dir  la  verità  non  ci  metteva
nessun  impegno  in  più:  quello  che  lui  faceva  era  solo  una  specie  di  rituale  per
aspettare  lei,  quasi  un  venirle  incontro  pur  restando  tra  le  pareti  di  casa,  mentre
fuori  s’accendevano  le  luci  e  lei  passava  per  le  botteghe  in  mezzo  a
quell’animazione fuori tempo dei quartieri dove ci sono tante donne che fanno la
spesa alla sera.
Alla  fine   sentiva  il  passo  per  la   scala,  tutto  diverso  da  quello  della  mattina, 3
adesso appesantito, perché Elide saliva stanca dalla giornata di lavoro e carica della
spesa.  Arturo  usciva  sul  pianerottolo,  le  prendeva  di  mano  la  sporta,  entravano
parlando. Lei si buttava su una sedia in cucina, senza togliersi il cappotto, intanto
che  lui  levava  la  roba  dalla  sporta.  Poi:  –  Su,  diamoci  un  addrizzo,  –  lei  diceva,  e
s’alzava,   si  toglieva  il  cappotto,  si  metteva  in  veste   da  casa.  Cominciavano  a
preparare  da  mangiare:  cena  per  tutt’e  due,  poi  la  merenda  che  si  portava  lui  in
fabbrica  per  l’intervallo  dell’una  di  notte,  la  colazione  che  doveva  portarsi  in
fabbrica  lei  l’indomani,  e  quella  da  lasciare  pronta  per  quando  lui  l’indomani   si
sarebbe svegliato.
Lei un po’ sfaccendava un po’ si sedeva sulla seggiola di paglia e diceva a lui cosa
doveva  fare. Lui  invece  era  l’ora  in  cui  era  riposato,  si dava attorno, anzi voleva far
tutto  lui,  ma  sempre  un  po’  distratto,   con  la  testa  già  ad   altro.  In  quei  momenti  lì,
alle  volte  arrivavano  sul  punto  di  urtarsi,  di  dirsi  qualche  parola brutta, perché lei
lo  avrebbe  voluto   più  attento  a  quello  che  faceva,  che  ci  mettesse  più  impegno,
oppure che fosse più attaccato a lei, le stesse più vicino, le desse più consolazione.
Invece lui, dopo il primo entusiasmo perché lei era tornata, stava già con la testa
fuori di casa, fissato nel pensiero di far presto perché doveva andare.
Apparecchiata  tavola,  messa  tutta  la  roba  pronta  a  portata  di  mano  per  non
doversi più alzare, allora c’era il momento dello struggimento che li pigliava tutti e
due d’avere così poco tempo per stare insieme, e quasi non riuscivano a portarsi il
cucchiaio alla bocca, dalla voglia che avevano di star lì a tenersi per mano.
Ma non era ancora passato tutto il caffè e già lui era dietro la bicicletta a vedere
se  ogni  cosa  era  in  ordine.  S’abbracciavano.  Arturo  sembrava  che  solo  allora
capisse com’era morbida e tiepida la sua sposa. Ma si caricava sulla spalla la canna
della bici e scendeva attento le scale.
Elide lavava i piatti, riguardava la casa da cima a fondo, le cose che aveva fatto il
marito, scuotendo il capo. Ora lui correva le strade buie, tra i radi fanali, forse era
già dopo il gasometro. Elide  andava a  letto, spegneva la  luce. Dalla propria  parte,
coricata, strisciava un piede verso il posto di suo marito, per cercare il calore di lui,
ma  ogni  volta  s’accorgeva  che  dove  dormiva  lei  era  più  caldo,  segno  che  anche
Arturo aveva dormito lì, e ne provava una grande tenerezza.


Da: Italo Calvino, L’avventura di due sposi, in I racconti, Einaudi,Torino, 1976 

mercoledì 30 maggio 2012

CAMBIAMENTO DI PROGRAMMA

30 MAGGIO 2012  ORE 21.30
"GLI ASTRI D'INTORNO ALLA LEGGIADRA LUNA"
A CURA DELLA SOCIETÀ ASTRONOMICA LUNAE

VI ASPETTIAMO NUMEROSI!!!!!!!!!





labibliotecasiamonoi.blogspot.com

martedì 8 maggio 2012

GITA A VENEZIA

Ehi, ragazzi e' da tanto che nessuno scrive qui,come mai? Eppure ci sono tante cose da raccontare .. per esempio,la gita! Siamo andati tre giorni a Venezia,noi e le altre due terze. Eravamo circa una sessantina di persone tra ragazzi e professori. Siamo partiti dalla scuola alle cinque e dopo cinque lunghe ore di viaggio in pullman, mi accoglie una bellissima vista del mare,imbruttita dalle alghe che galleggiano nel mare. Abbiamo poi lasciato il pullman alla stazione Tronchetto e ci siamo incamminati a piedi verso  il centro della città, fino ad arrivare alla meta prevista: il ghetto ebraico. Arrivati in una piccola piazza,abbiamo pranzato al sacco e, un gruppo a mezzogiorno e un gruppo a mezzogiorno e mezza,siamo entrati con la guida,e ci siamo fatti trasportare nel mondo ebraico moderno. Dopo varie sale piene di candelabri a sette braccia,e tappeti,siamo entrati nella sinagoga ebraica,dove i maschi hanno messo per entrare il kippah: corrisponde alla nostra chiesa,ma è meno ricca di decorazioni,anzi è molto semplice,e senza disegni di divinità. Appena usciti, dopo un altro lungo pezzo a piedi,siamo arrivati al museo di storia naturale. La guida,un ragazzo,era spiritoso e faceva anche delle battute per farci un po' ridere,visto che tra tutti avevamo certe facce sfatte! Quando entravo in ogni sala di questo museo,sembrava di ripercorrere la storia del uomo e della natura,in ogni sua forma. Dopo aver scoperto specie animali che nemmeno pensavo che esistessero,e visto reperti stranissimi,siamo usciti e siamo tornati al Tronchetto con il treno  per prendere il pullman e dirigerci a Jesolo,dove si trovava l'albergo. Dopo un' ora di viaggio,siamo finalmente arrivati,e ci ha accolti l'Hotel Pigalle. Diciamo che non è uno degli alberghi più lussuosi in cui sono stata, ma non mi è importato più di tanto,dopo tutto ci abbiamo passato due notti e basta,e poi è tutta esperienza: bisogna sapersi adattare a tutte le situazioni. Alle otto e mezza siamo scesi per cenare e dopo cena abbiamo fatto un giro in spiaggia,sul lungo mare. Appena tornati ognuno nella propria camera e io,Luana,Federica e Veronica,ci siamo messe il pigiama e ci siamo addormentate verso l'una e mezzo! Alle sette della mattina seguente è suonata la sveglia,e siamo scese per fare colazione. Alle nove meno un quarto, abbiamo preso la “corriera-marina” che ci ha portato in centro Venezia,precisamente in Piazza San Marco,dove abbiamo aspettato la guida che ci ha poi illustrato la chiesa di San Marco dentro,ed anche fuori. Dopo questo primo giro durato un sacco,alle due siamo finalmente andati a mangiare in un ristorante dove non c'era nemmeno un cameriere italiano. Dopo questa saziante sosta, abbiamo attraversato tutta la città a piedi,e dopo essere arrivati dall'altra parte, abbiamo visitato il museo Peggy Guggenheim, che mi è piaciuto da morire,perchè io amo l'arte,e penso di essere l'unica a cui è piaciuto. C'erano i quadri più belli degli artisti più famosi, come Picasso,Kandinsky,Pollock e tanti altri. Finita la visita,il momento tanto atteso è arrivato: siamo andati all' Hard Rock cafè! Non ero mai entrata in un negozio simile,ed era proprio come me lo aspettavo: a destra il bar e a sinistra un piccolo corridoio pieno di magliette di tutti i colori,collane,CD e tante altre cose meraviglie! Penso di averci lasciato una settantina di euro lì dentro,ma ne è valsa la pena. Bella soddisfatta,sono tornata con i miei compagni in hotel,abbiamo cenato,e la prof ci ha permesso di stare nelle camere degli altri,a patto di non fare confusione. Dopo un po' di babilonia,la prof Burzi ci ha spedito ognuno in camera sua a “dormire” .. ma poi nessuno ha dormito,fino all'una e mezza. La mattina dopo è stata la migliore. Dovevamo avere già le valigie pronte,perchè alle nove e un quarto dovevamo partire e alle 7 fare colazione; noi quattro,molto speranzose abbiamo messo la sveglia alle sei! Questa è suonata ma solo io mi sono svegliata,allora ho pensato “vabbè dai,sto ancora 5 minuti a letto,tanto devo solo finire di mettere a posto la valigia;dopo un po sento bussare,vado ad aprire e vedo li davanti alla porta Matteo che mi dice “siete pronte?” e io “cosaaaaaaa?”:eravamo ancora a letto e dopo 5 minuti ci avrebbero aspettato per fare colazione. Allora in fretta e furia,mi sono vestita e sono andata giù,le altre mi hanno raggiunto dopo. Dopo colazione,abbiamo ripreso la “corriera-marina” e siamo arrivati all'isola di Burano. È una cosa fantastica,ci sono tante case colorate,che,ha detto il prof,venivano colorate così in modo che i militari quando tornavano a casa riconoscevano la propria. Dopo siamo andati a visitare Murano,isola più grossa di Burano e meno caratteristica; qui abbiamo visto come si produce il famoso vetro: è una cosa incantevole,sembra quasi una magia. Dopo quest'ultima visita,con la “corriera-marina” siamo tornati in centro Venezia per pranzare sempre nel solito ristorante e finire il giro di shopping. Alcuni di noi si sono comprati delle maschere e sono anche stati fotografati da alcuni turisti indiani. Finito tutto questo,siamo tornati a Tronchetto, e saliti sul pullman,ci siamo diretti verso casa! Devo dire che questa gita è stata niente male e ringrazio tutti i miei amici per questi tre giorni meravigliosi :)


-vista di Venezia dal Ponte della Costituzione

-vista di Venezia dalla "corriera marina" 
-vista di Venezia dalla "corriera-marina"
-un gruppo di noi (da destra Michele, Alessio, Veronica, Linda, Ilaria, Luana)
-piazza San Marco
-gondole e gondolieri
-maschera veneziana
-Burano**
-negozio della fabbrica di vetro a Murano

-mendicanti (da destra Lorenzo, Eros, Federico, Nicola, Alessio, Veronica, Luana)











-CHE SPETTACOLO VENEZIA!










                                                                                Ilaria 

domenica 15 aprile 2012

AL GIORNO D'OGGI ..

Gli uomini sono sempre stati visti nella storia come dei "gladiatori",come delle persone forti capaci di combattere,invece le donne sono sempre state pensate come "casalinghe": badare ai figli,cucinare,lavare e stirare. Nel corso del tempo i due ruoli si sono annientati,le donne hanno cominciato a fare anche lavori da uomo,e non erano più trattate come schiave. Al giorno d'oggi,ormai non c'è più distinzione tra uomini e donne. Gli uomini si depilano,si vestono,e si comportano come le donne. Come mai? Semplice,è l'effetto di una società in cui se non sei perfetto vieni scartato a prescindere. La gente guarda solo l'apparenza,raramente ci si sofferma a guardare oltre l'aspetto fisico,a guardare il carattere e il modo di essere di una persona. Ecco il motivo per cui non c'è più molta diversità tra uomo e donna.