Caratteri generali dell’Illuminismo
L’indirizzo culturale prevalente nella prima metà del Settecento è l’Illuminismo. Assistiamo al diffondersi, in Europa, di un clima di fiducia nella scienza e nei suoi metodi, motivato anche dal grande progresso scientifico e tecnologico che si è verificato fra Seicento e Settecento. La scienza umana viene vista come uno strumento infallibile, capace di far luce su qualsiasi fenomeno e problema umano; la ragione umana, che è alla base della scienza, appare ora come una qualità straordinaria, tale da rendere ogni uomo perfettamente padrone della propria vita e del proprio destino. Si comincia a pensare che la ragione umana possa sconfiggere i più gravi problemi che affliggono l’umanità e si diffonde un grande ottimismo e una grande fede nel progresso. In Europa dilagano ideali nuovi, che saranno alla base della Rivoluzione francese; si inizia a pensare che tutti gli uomini sono uguali in quanto dotati della ragione, la più importante facoltà umana, e che dunque tutti gli uomini hanno il diritto di essere protetti in modo uguale dalle leggi e di partecipare alla gestione dello stato.
Razionalismo, ottimismo: le principali caratteristiche del pensiero illuminista. Bisogna aggiungere anche che il razionalismo spesso si legò posizioni di ateismo, che talvolta assunsero contorni violenti e drammatici, come durante la Rivoluzione francese.
L’affiorare della cultura romantica.
Alcuni aspetti fondamentali del pensiero romantico.
Nella seconda metà del Settecento nel mondo della cultura si cominciano a notare delle voci diverse, non allineate con la visione dell’uomo e della realtà degli intellettuali illuministi. Da varie opere letterarie sembrano emergere i dubbi e le inquietudini di intellettuali che non si riconoscono nell’ottimistico mito della ragione perfetta e infallibile; ci sono scrittori europei che lasciano trasparire dalle proprie opere una visione della vita fatta di dubbi, mistero, paure. E’ proprio vero che la vita e la realtà sono completamente conoscibili grazie alla ragione umana? Siamo proprio sicuri che l’uomo sia in grado di trovare una risposta a tutte le più grandi e profonde domande che vengono poste da sempre?
Nel primo Ottocento questa prospettiva culturale diversa dall’Illuminismo sarà ancora più evidente; il mondo della cultura prenderà molto spesso le distanze dagli ottimistici miti del razionalismo.
Troveremo, per esempio, una scrittrice come Mary Shelley.
Nel romanzo Frankenstein l’autrice presenta la ragione umana come qualcosa di molto limitato; l’uomo non può permettersi di sfidare in modo presuntuoso le leggi della natura; la nostra vita è imperfetta; esiste la morte; ragione e scienza umane non permettono di oltrepassare questo limite.
Tra Settecento e Ottocento troviamo, in Italia, Ugo Foscolo, un intellettuale che condivide il razionalismo e l’ateismo degli illuministi ma, al tempo stesso, presenta una concezione dolorosa della vita umana. L’amore, le passioni, gli ideali sono le sole cose che rendono la vita degna di essere vissuta, ma sono cose che, purtroppo, non hanno alcuna consistenza, sono solo illusioni. C’è dunque un profondo pessimismo nel pensiero di Foscolo, se vengono viste come realtà illusorie le esperienze più importanti e preziose che un uomo possa fare. Vediamo, dunque, quanto l’intellettuale si sia allontanato da uno degli aspetti fondamentali del pensiero illuministico: l’ottimistica fiducia nella ragione e nella conoscenza umana. Vivere significa, per Foscolo, scontrarsi con continue difficoltà e problemi, vedere infrangersi i propri sogni e cadere le proprie speranze, perché difficilmente la vita permette agli individui di essere felici e di riuscire a realizzare quanto si ama di più.
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